Introduzione e definizioni

 In medicina per focolaio si intende “un’area tissutale cronicamente alterata, la quale induce e sostiene malattie generalizzate, o affezioni localizzate, lontane dal focolaio”. Quest’area contiene materiale organico od inorganico non degradabile.

Tutti i focolai si trovano nel tessuto connettivo dove si svolge la regolazione vegetativa fondamentale.

I focolai sono tra le cause che maggiormente danneggiano questa regolazione e possono esplicare la loro azione patologica attraverso tutte le vie di comunicazione del sistema vegetativo. In un primo tempo, specialmente nei giovani, l’organismo riesce a compensare queste perturbazioni, che però impegnano una parte delle sue funzioni difensive, rendendolo più suscettibile a contrarre malattie di diverso tipo e gravità.

Il focolaio come stato cronico infiammatorio o degenerativo, non è clinicamente manifesto e, spesso, non è neppure visibile radiologicamente. 

Per campo di disturbo si intende invece un “processo infiammatorio localizzato, ma di maggiori dimensioni rispetto al focus”. In questo caso il deflusso del materiale infiammatorio è ostacolato come, ad esempio, in una ostruzione calcolotica del dotto cistico, in un’appendicite occlusa da un fecaloma o in una diverticolite ostruita dall’edema della mucosa.

Il campo di disturbo può dare anche lievi disturbi locali

La teoria dei foci ha avuto, nel nostro secolo, vari periodi in cui è oscillata dall’attribuzione di una assoluta priorità nelle malattie croniche, alla negazione totale di essa. Questa relazione vuole mostrare come l’EAV ed il MORA abbiano dato, negli ultimi anni, un grande contributo in questo campo ed abbiano portato a progressi decisivi sia nella diagnosi che nella terapia.

Traduttore

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